"L'anno scorso ho scoperto la Finlandia; ho cominciato quest'anno scoprendo Firenze. Dopo tutto, è una questione di ordine alfabetico. Tutto ciò ben si addice alla mia nevrosi, che unisce ambizioni enciclopediche e manie rigorosamente metodiche. Prima della Giamaica dovrebbe venire la Francia" Giorgio Manganelli.
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domenica 9 dicembre 2012

Firenze: in piazza indipendenza volavano i caccia

 S. Agostino confessando le proprie debolezze si è chiesto perchè ci piacciano gli spettacoli cruenti, le rappresentazioni teatrali di atti violenti, la vista dei cadaveri.  Il vescovo d'Ippona parlava di una curiosità malsana. Ancora oggi non riesco a darmi una risposta intelligente. O meglio ne ho troppe che riguardano me, magari centrate in una zona grigia tra catarsi e frustrazione. Ieri un progammino alla televisione mi ha fatto ricordare qualcosa di remoto, di personale e ovviamente di patetico. Quando ero bambino a Firenze andavo a giocare in piazza Indipendenza o alla Fortezza da Basso. Erano i primi anni settanta. Non esisteva nessuna area giochi. Alla Fortezza ci si poteva rotolare sull'erba. Forse c'erano meno cacche, forse non ci facevamo caso. In piazza Indipendenza ci ammazzavamo le ginocchia sulla ghiaia. Altrimenti c'erano (ci sono ancora, ma rifatte) delle belle panchine in pietra di forma allungata, un po'aereodinamica. Con un mio amico ci sedevamo su due di queste panchine affrontate e immaginavamo di essere dei piloti di caccia della Seconda Guerra Mondiale. Niente Top Gun nella testa, i fumetti e qualche film americano ci fornivano  gli archetipi dei nostri giochi. Nulla di italiano in  mente, però.

Qualche volta impersonavo un tale Tom e la panchina diventava uno Spitfire. Poi sempre più spesso mi divertivo a essere un pilota della Luftwaffe. Mi vedevo alla guida di un Me 109, croce di ferro al collo, consapevole di dovere perdere una guerra tutta sbagliata. Nonostante fossi figlio e discendente di militari (anche lontani nel tempo e divisi un po' per l'Europa), non c'era nessun connotato politico in questa impersonificazione, casomai un certo feticismo per uniformi e macchine pericolose. Ora questo è terribile visto che mio padre ha sofferto in un campo di prigionia dei suoi cugini tedeschi. Poi è grottesco perchè non guido nemmeno la macchina (nel senso dell'automobile) e- a parte qualche botta su un campo di rugby, qualche serio diverbio a un paio di concerti- ho vissuto una vita poco estrema, ringraziando il Signore e la dea bendata.  Non sapevo allora niente di serio di Baracca, De Banfield, Hartmann o Galland, nemmeno di Ferruccio Vossilla.
(Vossilla e Galland alla Battaglia d'Inghilterra, il Fiat C.R 32 di Vossilla porta l'emblema del maggiore della Regia Areonautica con le frecce e l'ascia e la scritta Ocio che te copo. Vosila, Vosilla o Vossilla si può tradurre dallo slavo antico sia come vettore sia come freccia. Ho trovato la foto in un sito fascisteggiante e l'ho depurata)


Fortunatamente le tempeste ormonali e la conoscenza di certe  faccende e certe belle persone, tra cui molte donne, mi hanno orientato via dai caccia e verso altri voli(pindarici o meno).

(Edward Weston, Tina Modotti)

Nel frattempo erano arrivati alla televisione italiana(secondo canale, il martedi sera mi pare) film nuovi per le vecchie problematiche; il genere western parlava di indiani veri e parteggiava quasi per loro, la guerra del Vietnam era un disastro e gli americani vi venivano giustamente puniti. Mi ricordo anche quanto rimanevo incantato a sentire parlare Pannella Giacinto detto Marco, e come incominciassi a vedere molte cose da un angolo differente. Ma questo forse è un
un altro discorso. Sto cercando di capire perchè mi piacesse giocare al pilota tedesco. Forse avevo già metabolizzato la nozione della sconfitta.   Per esempio la guerra in Afganistan è persa e fa schifo; inoltre non avremmo dovuto ordinare gli F35.    
(Adolf Galland a Berlino)

Quando poi ho messo via le cose da bambino, ho visto molto altro cambiare contrariamente alle mie aspettative. Sono tornato a vivere vicino a piazza Indipendenza. Più o meno tutti i giorni passo davanti al mio scassato Me 109 in pietra o alla lapide che ricorda ( in maniera un po' melensa ) uno scrittore locale poco morbido, certamente nostalgico.
Piazza Indipendenza è sempre Firenze, ma anche un posto adatto alla canzoncina di Battiato Strade dell'est. Italiani o no i popoli della piazza non la rispettano perchè nessuno la rispetta. Non esiste un problema razziale. Un amico mi fa presente la pulizia delle piazze centrali a Londra, con prati belli, cancellate, giardinieri. In piazza qui vedo gente che beve troppo e fuma di più (un tappetto di cicche potrebbe fornire lavoro a un artista contemporaneo berlinese). Si gioca d'azzardo davanti ai putei.  I giardinieri (a contratto interinale ?) sono spariti come i gorilla nella nebbia, causa crisi e patti di stabilità.
 I vigili sono solo un'idea iperurania, evanescenti come la nozione platonica di civismo.
Forse sono invecchiato prima del tempo, ma ne rido sempre di più

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